Il Ponte del Diavolo (o Ponte del Ròch) di Lanzo Torinese
Il Ponte del Diavolo, detto anche Ponte del Ròch (“pietra” in piemontese), sorge in un punto strategico in cui la Stura di Lanzo scava una stretta e profonda gola tra pareti rocciose a strapiombo. Fu edificato nel 1378, quando il vice castellano di Lanzo, Aresmino Provana di Leynì, collaboratore di Amedeo VI di Savoia (il “Conte Verde”), concesse l’avvio dei lavori. Lo scopo era quello di collegare Lanzo Torinese e le sue valli con la città di Torino, evitando il passaggio in territori allora ostili ai Savoia.
Una costruzione ardita
La spesa per la costruzione – 1400 fiorini – venne coperta grazie a una tassa sul vino imposta per dieci anni. I registri storici ricordano anche che, nel 1564, il Consiglio di Credenza di Lanzo ordinò la costruzione di una porta da installare proprio sul ponte, per controllare il passaggio di viandanti e forestieri in periodi di epidemie (come la peste), così da preservare il borgo.
Il ponte, con un’arcata a schiena d’asino di 37 metri di luce, s’innalza per 16 metri sopra il letto del fiume, mentre la sua lunghezza complessiva è di 65 metri. La larghezza minima è di appena 2,27 metri, un passaggio dunque assai stretto per i parametri attuali. Eppure, nonostante questa esilità, la struttura ha resistito nei secoli, diventando uno dei simboli del territorio.
La leggenda del patto col demonio
Il soprannome “del Diavolo” deriva dalla suggestiva leggenda secondo cui, per ben due volte, un ponte già costruito in quello stesso punto sarebbe crollato rovinosamente. Disperati, gli abitanti avrebbero allora invocato Satana affinché lo erigesse lui. Il Diavolo avrebbe accettato, a patto di ottenere l’anima del primo che l’avesse attraversato. Ma i lanzesi, scaltri, fecero passare un cagnolino (o, secondo altre versioni, un gatto). Furioso per la beffa subita, il Maligno avrebbe battuto con violenza le zampe sulle rocce attorno al fiume, scavando così le “Marmitte dei Giganti”, conche rocciose levigate dall’acqua che si trovano nelle vicinanze.
Altre curiosità e notizie dal territorio
• Le Marmitte dei Giganti: non solo la leggenda diabolica, ma anche l’azione erosiva dell’acqua nel corso di migliaia di anni ha contribuito alla formazione di queste particolari cavità rocciose. Esse sono visibili lungo il greto del fiume e arricchiscono di fascino naturalistico la gola sotto il ponte.
• Un presidio di frontiera: alcuni antichi documenti attestano che, per scoraggiare traffici illeciti o il diffondersi di malattie, la porta costruita sul ponte (risalente al 1564) veniva chiusa e presidiata da guardie armate, specialmente nei momenti di crisi sanitaria. Poteva addirittura capitare che si controllassero merci e persone in modo molto rigido, poiché il ponte era l’unica via diretta verso Torino.
• Spiriti e presenze: oltre alla celebre leggenda del cagnolino e delle zampe di Satana impresse nella roccia, si racconta di voci o lamenti uditi al crepuscolo, alimentando l’idea che il ponte fosse un luogo di confine non solo geografico, ma anche tra il mondo dei vivi e un altrove inesplorato. Alcuni sostengono di aver scorto figure evanescenti aggirarsi sul sentiero che conduce verso la forra, specialmente nelle notti di luna piena.
• Riconoscimenti: secondo una ricerca del quotidiano “la Repubblica”, il Ponte del Diavolo di Lanzo compare tra i trenta ponti più belli d’Italia.[3] Non sorprende che sia considerato un vero capolavoro di ingegneria medievale e un affascinante tesoro turistico del territorio piemontese.
Un viaggio tra storia e leggenda
Passeggiare oggi sul Ponte del Diavolo significa immergersi in un paesaggio spettacolare: da un lato, la vista sulla Stura che scorre impetuosa nella gola; dall’altro, la mole del ponte stesso, in pietra, che collega passato e presente. L’atmosfera particolare e le storie di antichi patti con il demonio rendono la visita un’esperienza a metà fra la suggestione fiabesca e la scoperta storica.
Che ci si rechi a Lanzo per esplorare le Valli di Lanzo, per ammirare la natura circostante o per ripercorrere le vicende di Amedeo VI di Savoia, il Ponte del Diavolo merita una sosta: varcare i suoi antichi gradini vuol dire entrare, almeno per un attimo, in un pezzo di Medioevo piemontese, dove realtà e leggenda si fondono in uno dei luoghi più iconici del territorio.
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